Don Camillo e Peppone a Torretta


A Torretta è scontro tra il parroco e il sindaco che progetta di espropriare uno spazio della Chiesa per costruire una bretella viaria per gli autobus, distruggendo cosi un oratorio all’aperto. Il parroco organizza i fedeli e li invita alla preghiera; il Sindaco invece si reca direttamente in Vaticano per pregare sulla tomba del Papa.

E in mezzo una scena tratta da Don Camillo e Peppone che riassume perfettamente questa storia.


Scritto da Francesco Cipriano

23 giugno 2025


Lo scontro risorgimentale tra il neonato Stato italiano e la Chiesa Cattolica si basava fondamentalmente sul dominio degli spazi reclamati da entrambe le entità. Una questione apparentemente conclusa ma che invece si è trascinata per oltre un secolo e mezzo fino a giungere ai giorni nostri a Torretta. In questo piccolo paese diroccato sulle colline in provincia di Palermo, una manciata di qualche decina di metri è al centro di una controversia che vede da una parte il parroco e dall’altra il sindaco. 

Succede infatti che in piazzale Nassiriya vi sia uno spazio, su cui un tempo sorgeva una chiesa, diventato negli ultimi vent’anni una sorta di oratorio all’aperto, con un altare e una statua del Cristo. Il luogo viene usato saltuariamente dalla comunità parrocchiale per svolgere le proprie attività, mentre in alcuni periodi è in stato di semi-abbandono.

Qualche giorno fa, Don Giuseppe Gradino, parroco di Torretta, scopre che la sera precedente in Consiglio Comunale la maggioranza ha approvato il bilancio e che tra i progetti presenti nel piano triennale delle opere pubbliche vi è una bretella viaria che dalla sovrastante via Carlo Alberto dovrebbe permettere a un autobus di immettersi in piazzale Nassiriya. Un’opera pubblica la cui realizzazione implicherebbe inevitabilmente l’esproprio e la distruzione dell’oratorio, sostituito da un pezzo di strada. 

Nelle ore successive sui gruppi Whatsapp dei parrocchiani circola un messaggio di Padre Giuseppe in cui il sacerdote informa i fedeli del progetto, esprime preoccupazione e rivendica l'importanza dello spazio per le attività parrocchiali, soprattutto estive, oltre a lamentare la mancanza di una preventiva comunicazione da parte del Comune. Don Gradino conclude con un appello alla comunità parrocchiale a difendere il luogo, curandone manutenzione e utilizzo, ma anche a far circolare il messaggio nei vari gruppi Whatsapp invitando tutti alla preghiera per far retrocedere l’amministrazione.

“Preghiamo…buona giornata e che il Signore ci aiuti…” conclude il parroco. 

Ed ecco che scatta la rivolta: non sappiamo da quante preghiere sia stato tempestato il Padreterno per interferire nella politica comunale, ma nel frattempo il gruppo Torretta al Centro, di ispirazione democristiana e vicina alla Chiesa, pubblica un post in cui si scaglia contro l’amministrazione Scalici. 

Controbatte il profilo anonimo Torretta Rivoluzionaria facendo notare che il progetto della bretella viaria era stato inserito nel piano regolatore ai tempi della commissione straordinaria 2005-2008, ma che gli atti presenti sono stati poi votati e resi effettivi dalla successiva amministrazione Guastella, di cui facevano parte alcuni degli attuali critici.

Qualcuno poi ricorda invece che l’edificazione dell’altare e della statua del Cristo ebbe inizio proprio in quegli anni su input dell’allora parroco Padre Tommaso D’Amico. Quello spazio dove era prevista un’opera pubblica che avrebbe espropriato un terreno vuoto e inutilizzato divenne così un luogo sacro: perché dinanzi ai progetti del Piano Regolatore si risponde con quelli divini.

Fonti vicino all’amministrazione considerano il tutto una polemica propedeutica alle prossime elezioni. Il passaggio in consiglio sarebbe una pura formalità, tant’è che il piano triennale delle opere pubbliche viene definito in gergo politichese il libro dei sogni, un malloppo di progetti con il timbro “poi si vedrà”

Ma che sogno ha il Sindaco Scalici? Vuole veramente realizzare il progetto? Sentito da Compaesano, il primo cittadino di Torretta conferma che il progetto era già stato previsto antecedentemente alla sua elezione e che il passaggio in consiglio è una formalità, ma rivendica comunque l’intenzione di attuarlo pur non disponendo al momento dei fondi necessari. Secondo quanto dichiara il Sindaco, la sua amministrazione sarebbe in contatto con l’AST e con l’assessorato dei Trasporti della Regione Sicilia per modificare la viabilità e i trasporti a Torretta: non solo la bretella viaria, ma un nuovo percorso che farebbe transitare i bus da piazzale Nassirya (al parcheggio), poi in via Isonzo (sutta ‘a funtana), passare davanti alla statua di Padre Pio e spuntare quindi in piazza. L’obiettivo dichiarato dal Sindaco è di convincere l’AST a fornire autobus da 8 metri che colleghino poi Torretta con i comuni confinanti. 

Un progetto realizzabile o per cui servirebbe un miracolo? Dal suo punto di vista, sarebbe una rivoluzione che permetterebbe una migliore fruizione dei trasporti pubblici e un collegamento con l’esterno. 

Il sogno rivoluzionario del Sindaco però si scontra con i piani divini; o quantomeno, con quelli dei suoi rappresentanti in terra. E c’è una scena che racconta perfettamente questa situazione. A pubblicarla su Facebook è proprio Don Giuseppe Gradino: si tratta di una clip tratta da “Don Camillo Monsignore ma non troppo”, pellicola del 1961. Questa la trama: dopo essere stati promossi a Roma, Don Camillo e Peppone si ritrovano a Brescello perché il Comune deve costruire delle case popolari su un terreno della Chiesa dove sorge una cappelletta con l’immagine della Madonna, la Madonnina del Borghetto.

Nella scena pubblicata da Padre Gradino, Don Camillo e Peppone giungono a un compromesso, ma a quel punto bisogna distruggere la cappella mariana. E l’operaio incaricato non se la sente di prendere a picconate la Vergine Maria. Anche perché Don Camillo ha invitato mezzo paese ad assistere alla scena. Allora Peppone si fa avanti, afferra il piccone e… alla vista dello sguardo della Madonna non resiste e desiste. Le case popolari saranno costruite inglobando la cappella che verrà lasciata così intatta. 

Una citazione cinematografica che rappresenta bene lo scontro in atto: il primo cittadino avrà veramente il coraggio di distruggere una statua sacra?

Agli occhi di alcuni parrocchiani il Sindaco sarà apparso come un freddo funzionario stalinista che espropria i beni della Chiesa in nome del progresso propugnato dallo Stato. Solo che qui non siamo nell’Emilia-Romagna di Guareschi: siamo a Torretta, da sempre roccaforte democristiana. Un paese che per anni è stato un cruccio per i dirigenti siciliani del PCI: non si capacitavano di come proprio Torretta avesse la percentuale più bassa di voti comunisti d’Italia. D’altronde qui non vi è mai stata non dico una sede distaccata di Botteghe Oscure, ma nemmeno una camera del lavoro. In compenso hanno sempre proliferato sedi Dc, caf di ispirazione cattolica e confraternite. 

E infatti il Peppone torrettese è quanto di più lontano dal politico di sinistra che ci possa essere: democristiano di lungo corso, il sindaco Scalici è anche cattolico praticante. 

Una battaglia tutta interna al mondo cattolico, dunque, con i suoi messaggi e i suoi simbolismi. 

Perché se Don Gradino chiama a raccolta i fedeli alla preghiera e pubblica su Facebook la scena di Don Camillo, il sindaco Scalici fa il salto di qualità e va direttamente dai pezzi grossi in Vaticano. Le vie del Signore non sono forse infinite? E non è un modo di dire, perché in Vaticano ci va veramente. L’occasione è il Giubileo dei Governanti, che riunisce a piazza San Pietro amministratori da tutta Italia. Un evento programmato da tempo che però combacia con un tempismo perfetto. 

Quel pomeriggio il Sindaco pubblica su Facebook una foto in cui, indossando la fascia tricolore, varca la Porta Santa della Basilica di San Pietro trascinando il peso di una grande croce. Quindi si reca dinanzi alla tomba di San Giovanni Paolo II e prega per Torretta e i torrettesi.

Scrive il primo cittadino: “Ho pregato davanti alla tomba di San Giovanni Paolo II, chiedendo luce per i poveri, forza per i fragili, dignità per chi vive nel bisogno e troppo spesso viene dimenticato. Ho affidato a Dio anche le tensioni, le divisioni e le parole ostili che da tempo attraversano la nostra comunità. Non per rispondere con rabbia, ma per offrire una risposta diversa: quella del silenzio, della fede e della preghiera. Perché chi semina odio, rancore e falsità ha spesso più bisogno di aiuto di chi lo ammette. A tutti loro va il mio pensiero e la mia preghiera. Perché solo riconoscendo la fragilità altrui possiamo costruire davvero una comunità forte, giusta e unita. Torretta merita pace, dialogo e verità. E io continuerò a servire con fede, responsabilità e rispetto. Per tutti”.

Il miracolo è compiuto: qualcuno sui social commenta “Santo subito!”, poi alcuni “Amen” e diversi cuori. Ci sono i sindaci operai, i sindaci pescatori, i sindaci imprenditori: Torretta ha un sindaco pregante. Una metamorfosi non solo comprensibile, ma necessaria: perché per dirigere il palazzo municipale di Torretta serve l’intervento divino.

Chissà se esistono servizi prioritari nella logistica delle preghiere: a Dio arriveranno prima quelle di Padre Gradino e dei parrocchiani oppure quella del sindaco con l’intermediazione del Papa santificato?

Mentre le preghiere volano sui social, i poveri cristi della comunità di Torretta continuano a essere privati sia di collegamenti e trasporti efficienti che di spazi e luoghi in cui riunirsi, discutere, fruire di arte e cultura. Ci sarebbe l’ex collegio in piazza, ma anche quello è stato al centro di un lungo stallo tra Comune e Chiesa che ne rivendicavano il possesso, con il risultato che è rimasto chiuso e inutilizzato da mezzo secolo. 

Un vuoto culturale che si protrae da decenni e che immancabilmente ha influito sul declino e sull’identità di questo piccolo paese. 

Non vi è una biblioteca, un’aula consiliare, una sala per valorizzare il patrimonio musicale delle due bande; uno spazio a disposizione della cittadinanza per riunirsi, fare assemblee, discutere, presentare libri; un museo civico che raccolga, preserva e diffonda la storia di questa comunità. 

Non vi sono un teatro o un’arena cinematografica, quelle belle esperienze comunitarie in cui ci si riuniva per assistere a uno spettacolo insieme, dal vivo e non sui social.

Potrebbe forse essere questa la giusta soluzione per il piazzale oggetto della contesa: non un oratorio, nemmeno una strada per i bus, ma un cinema all’aperto con un drive-in sotto le stelle del cielo torrettese.

D’altronde i paesani sanno già quali film proiettare: una rassegna delle pellicole di Don Camillo e Peppone.

Don Giuseppe Gradino, parroco di Torretta, durante una processione.

Il Sindaco di Torretta, Arch. Damiano Scalici, mentre porta la croce in piazza San Pietro, Città del Vaticano.


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