Morire di altruismo - Storia delle due vite di Luca Carollo
Il 29 agosto 2021 Luca Carollo, un ragazzo di 22 anni di Torretta, perse la vita nel mare di Capaci mentre tentava di soccorrere un amico in difficoltà.
La sua morte è stata uno shock per l’intera comunità, eppure proprio dai suoi amici è arrivata una grande lezione di speranza.
Nel terzo anniversario della sua scomparsa, nell’attesa che gli sia conferita la Medaglia d’oro al Valor Civile, vi raccontiamo la storia di Luca Carollo e di come il suo sacrificio sia stato da esempio per tante persone.
Scritto da Francesco Cipriano
Prologo: Un fascicolo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri
Ci sono storie che lasciano il segno, perché non solo cambiano le vite delle persone, ma in taluni casi quelle vite le salvano. Anche al costo di un’altra vita.
La storia che sto per raccontarvi è contenuta in un fascicolo di poco meno di 50 pagine. Nel momento in cui vi scrivo, questo fascicolo si trova sulla scrivania di un funzionario dell’Ufficio Onorificenze presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Quel fascicolo contiene resoconti e testimonianze che documentano la vita, lo spirito e l’altruismo di Luca Carollo, un ragazzo di 22 anni di Torretta, che nell’agosto del 2021 perse la vita nel mare di Capaci dopo aver soccorso un suo amico in difficoltà. Quel fascicolo è in attesa di valutazione per il conferimento di un’onorificenza al valor civile.
Questa è la storia delle due vite di Luca, ma è anche la storia delle persone che lo hanno amato.
1.Storia del breve passaggio in terra di Luca Carollo
La nascita di Luca non era stata così scontata: mamma Rosa Maria e papà Calogero avevano provato per cinque anni ad averlo, ma senza riuscirci. Apparentemente il loro destino non era quello di diventare genitori. Ma inaspettatamente Rosa Maria riuscì a rimanere incinta e così il 18 gennaio 1999 nacque Luca Francesco Carollo.
Dalla biografia contenuta nel fascicolo, il ragazzo viene così descritto:
“Luca era un bambino estremamente sensibile, intelligente, socievole, dimostrò sin da piccolo la sua indole generosa e altruista, come affermano i suoi familiari, i suoi amici e persino i suoi insegnanti. Da ragazzo, dimostrava quotidianamente tanto amore per la sua famiglia e i suoi amici, amava stare in contatto con la natura nella quale spesso si rifugiava, lì si sentiva in pace e in armonia con sé stesso; amava la musica, la sua passione, ma più di tutto amava incondizionatamente il suo prossimo. Luca era sempre pronto a regalare un sorriso, ad aiutare gli altri con la sua generosità e bontà d'animo. Tanti sono gli episodi che testimoniano la sua immensa disponibilità nei confronti delle altre persone, talvolta persino di notte si alzava e usciva per andare ad aiutare un amico in difficoltà, o magari solo per ascoltarlo e stargli vicino. Non riusciva ad aspettare il mattino seguente perché la persona che gli aveva chiesto aiuto aveva bisogno di lui proprio in quel momento: e pensando che stesse soffrendo, Luca non poteva aspettare.
Luca rinunciava persino a sé stesso pur di non deludere nessuno, aveva sempre le parole giuste per tutti, era capace di vedere solo il buono nelle persone e chi lo ha conosciuto sostiene che aveva il potere di trasmettere un senso di pace e tranquillità anche con poche parole. Una volta, un suo conoscente fu trasportato in ospedale d'urgenza, le sue condizioni erano piuttosto gravi; non appena apprese la notizia Luca si precipitò in ospedale in piena notte e incontrando la madre del ragazzo che piangeva disperatamente, l'abbracciò e la rassicurò dicendole che sarebbe andato tutto bene, che il figlio si sarebbe salvato. Quelle parole incoraggianti così piene d'amore, come riferisce la madre, riuscirono a trasmetterle tantissima speranza e le diedero una forza che fino a quel momento nessuno era riuscito a infonderle: solo Luca era riuscito a farlo. La sua breve vita è stata una missione d'amore, la bellezza e la purezza della sua anima emersero soprattutto quando compì il suo ultimo gesto di altruismo e coraggio, quando sacrificò la sua vita per salvarne un'altra”.
2. Morire d’altruismo
Luca trascorre la notte tra sabato 28 e domenica 29 agosto 2021 in spiaggia a Capaci, una nottata tra amici, di quelle che si fanno a vent’anni. Hanno montato una piccola tenda in cui rifugiarsi e si godono l’alba dei loro anni migliori. Alle prime luci del giorno, due amici che avevano trascorso la notte con lui se ne vanno: rimangono dunque Luca ed Emanuele Giuffrè, all’epoca diciottenne. Intorno alla sette del mattino i due vengono raggiunti da Asia Testa e da Manuel Adragna, cugino di Luca.
Le condizioni meteo sono però sfavorevoli e i quattro si rifugiano dentro la tenda. Intorno alle 10,30 Emanuele Giuffrè si sposta all’esterno, per godere del Sole che inizia a farsi largo tra le nuvole. Gli altri tre rimangono all’interno della tenda. Ormai accaldato, Emanuele decide di farsi un bagno. Si infila quindi in mare, ma non fa in tempo a fare qualche passo che la corrente lo risucchia. Allora inizia a chiamare aiuto.
Dall’interno della tenda, i tre amici sentono qualcuno urlare. Escono fuori e si rendono conto che Emanuele sta annaspando tra le onde. Luca allora non ci pensa due volte e, come preso dall’istinto, si mette a correre in sua direzione tuffandosi anche lui in mare, nuotando in direzione diagonale perché nel frattempo la corrente sta trasportando il suo amico verso destra.
Quando Luca raggiunge Emanuele lo sorregge per aiutarlo, sia fisicamente che moralmente: gli ripete infatti “Stai tranquillo che ce la facciamo, adesso ritorniamo a riva”.
Nel frattempo Manuel Adragna, dopo aver percorso una ventina di metri lungo la battigia, si tuffa anche lui in mare e raggiunge i due amici. Nota in lontananza una figura, allora grida aiuto, ma quella persona rimane inerme e non interviene. Manuel cerca di spingere i due amici in direzione della riva, ma un’onda travolge i tre separandoli. Riemergono Luca ed Emanuele e si rendono conto che Manuel è sparito. Iniziano a cercarlo disperatamente, ma a quel punto un’altra onda li travolge. Quando Emanuele riemerge, si rende conto che anche Luca è sparito: adesso è solo. Ma l’istinto di sopravvivenza prevale sul panico e, quando vede in lontananza la figura di Manel, Emanuele riesce a nuotare in sua direzione e raggiungerlo. Manuel gli chiede dove sia Luca, ma Emanuele è disperato e risponde: “Non lo so, mi dispiace, è tutta colpa mia. Stiamo morendo”.
Ancora un’altra onda e di nuovo i due ragazzi vengono separati. A quel punto Manuel trova in sé una forza che non credeva di possedere e con grande sforzo riesce a nuotare verso la riva per mettersi in salvo.
Emanuele invece è stremato dagli sforzi: vede Manuel raggiungere la riva ma non ha la forza di fare lo stesso. Allora fa l’unica cosa sensata: non si oppone alla corrente ma si lascia trasportare galleggiando sull’acqua. Per sfuggire alla morte, fa il morto a galla. Verrà recuperato da due bagnini a decine di metri di distanza e tratto in salvo.
Ormai sulla battigia, mentre cerca di recuperare il fiato e le forze, Emanuele e i bagnini si rendono conto che nel punto in cui erano accampati i ragazzi era presente una piccola folla. Quando sopraggiungono si rendono conto che lì in mezzo c’è Luca, privo di vita, il cui corpo era stato restituito dal mare. I bagnini praticano le manovre di rianimazione ma non c’è più nulla da fare.
Da qui in poi ci sarebbe poco da raccontare perché troppo doloroso: le prime chiamate, la notizia che inizia a diffondersi a Torretta, gli amici che vengono informati che è successo qualcosa di brutto. E poi trovare la persona che trovi il coraggio di comunicare ai genitori quello che nessun genitore vorrebbe mai sentirsi dire.
La morte di Luca è stata uno shock per tutta la comunità di Torretta, ma per le persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo, per coloro che lo hanno amato, è stata una perdita paragonabile a un’amputazione, una vera lacerazione dell’anima. Non esistono parole o concetti per descrivere un dolore così profondo, inguaribile e totalizzante.
3. La seconda vita di Luca
Eppure qualcosa è successo. Piccoli segnali che messi in fila ci aiutano in qualche modo a restituire speranza a questa storia. Perché un evento così doloroso è stato il motore catalizzante che è riuscito a mettere in gioco tutti coloro che hanno incontrato Luca e a infondere nuova linfa nella comunità. Nei giorni successivi alla sua morte, in seguito a un funerale partecipatissimo, sui muri e sui cartelli stradali della strada provinciale che dalla parte alta del paese conduce su in montagna, sono apparse scritte realizzate con bombolette spray: “Luck’s vive”. A scriverlo sono i suoi amici, sono coetanei, ragazzi di poco più di vent’anni che si sono visti strappare brutalmente un loro amico. Quelle scritte poste all’entrata del paese, sia sopra che sotto, sono un promemoria per chiunque passi da Torretta: qui ha vissuto Luca, un nostro amico. Che a dispetto del funerale, non è veramente morto: quel “Luck’s vive” è un gigantesco vaffanculo alla morte. Perché da questo momento inizia la seconda vita di Luca Carollo.
Se la prima vita di Luca – come testimoniato unanimemente – è stata improntata all’altruismo e a seminare amore nel prossimo, la seconda vita di Luca si compie nello sbocciare di quei semi che lui stesso aveva seminato durante la sua prima esistenza.
Nei suoi amici quei semi sbocciano come se fosse primavera: nelle settimane successive si mobilitano, fondano un’associazione che si chiama proprio “Luck’s vive”, organizzano una raccolta fondi per realizzare un murales dedicato a Luca e in suo nome organizzano ogni estate, nell’anniversario della sua morte, un memorial partecipato dalla comunità. Per lui coinvolgono artisti, scrivono poesie, creano opere d’arte. E ricordano a tutto il paese cosa significa essere compaesani.
Il lutto diventa azione, si fa comunità, diventa speranza.
4. Medaglia d’oro
Luca è morto di altruismo, quell’altruismo che dovrebbe essere tra i valori fondanti della nostra Repubblica. Proprio per questo i suoi amici decidono di fare richiesta per una Medaglia d’oro al Valor Civile, onorificenza che viene concessa a quei cittadini che si siano contraddistinti per atti di eroismo. La richiesta richiede un iter burocratico particolare, ma non sarà certamente la burocrazia a frenarli. Quello che fanno è sorprendente per dei ragazzi della loro età: realizzano quel fascicolo da cui è partita questa storia. Un fascicolo di poco meno di 50 pagine che documenta la vita e la morte di Luca Carollo.
Innanzitutto, insieme alla madre, creano una biografia di Luca. Poi un resoconto molto dettagliato delle circostanze della sua morte, insieme alle testimonianze dei due amici Manuel ed Emanuele. Una roba difficile e dolorosissima: dover ripercorrere quella terribile giornata e scriverla in un linguaggio formale e distaccato, come farebbe un Carabiniere che raccoglie una denuncia. Poi allegano una rassegna stampa delle decine e decine di articoli che hanno raccontato il tragico evento. Infine una raccolta firme di 200 cittadini di Torretta che richiedono una onorificenza al Valor Civile per Luca.
A metà maggio 2022 protocollano il fascicolo al Comune di Capaci, a cui spetta la formalità di richiede l’onorificenza poiché gli eventi si sono verificati in quel territorio. Una settimana dopo la Giunta presieduta dal Sindaco Puccio approva la delibera e il fascicolo viene trasmesso d’ufficio alla Prefettura.
Passano le settimane, i ragazzi di Luck’s vive provano a mettersi in contatto con la Prefettura tramite mail e via telefono, ma non ottengono nessuna risposta. Finché Marta e un suo amico non si recano di persona in Via Cavour a Palermo, sede della Prefettura. Senza nessun appuntamento il militare di piantone al cancello d’ingresso non può certo farli passare, ma loro spiegano la situazione fino a riuscire a varcare l’ingresso. Vengono ricevuti da una funzionaria che chiede loro: “Ma voi siete i ragazzi dell’Associazione Luck’s Vive? Mi ricordo del vostro fascicolo, era davvero ben documentato, complimenti”. La funzionaria spiega che il fascicolo è stato trasmesso all’Ufficio Onorificenze presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri a Roma e che è solo una questione di attesa, perché per come era stata istruita la pratica era probabile che a Luca sarebbe spettata l’onorificenza.
Sono passati più di due anni e i ragazzi dell’associazione, insieme alla famiglia, aspettano ancora un responso.
Epilogo: Un appello dalla comunità di Torretta alla Presidenza del Consiglio
Che giunga allora a grande voce l’appello di un’intera comunità: rispolverate quel fascicolo e date una Medaglia d’oro al Valor Civile alla memoria di Luca Carollo.
Fatelo per Luca, per la sua breve ma intensa vita vissuta all’insegna dell’altruismo. Ma fatelo anche per chi è rimasto ed è testimone della sua seconda vita: per la sua famiglia, che possa dirsi orgogliosa di condividere lo stesso sangue; per i genitori, perché hanno cresciuto ed educato un bravo ragazzo, una persona gentile, sensibile e genuina che ha dato la propria vita per salvarne un’altra; fatelo per i suoi amici, che hanno trasformato il dolore in bellezza.
Perché si possa dire che Torretta non è il paese detestato da Giuseppe Tomasi di Lampedusa; non è nemmeno il paese della musica e della vastedda, come recita il cartello di benvenuto; non è il paese della mafia, come fin troppo spesso ci racconta la stampa.
Torretta è il paese degli amici di Luca e di chi ha scritto il suo nome sui muri. È il paese della sua famiglia, di chi lo amato e si è impegnato a mantenerne viva la memoria.
Torretta è il paese di Luca Carollo.