53 anni fa il disastro aereo di Montagna Longa
Cinquantatré anni fa, la sera del 5 maggio 1972, un aereo di linea dell’Alitalia, il volo AZ 112 da Roma Fiumicino a Palermo Punta Raisi, si schiantava contro Montagna Longa, tra i comuni di Carini e Cinisi, provocando la morte di tutte le 115 persone a bordo: 108 passeggeri e 7 membri dell’equipaggio. Fu, fino al disastro di Linate del 2001, il più grave incidente dell’aviazione civile italiana.
Il velivolo, un Douglas DC-8-43 con sigla I-DIWB, si trovava nella fase di avvicinamento all’aeroporto di Palermo quando, alle 22:23 circa, impattò contro un crinale a 935 metri di altitudine. L’aereo si disintegrò nell’urto con la montagna, e il carburante fuoriuscito scatenò un vasto incendio visibile anche dal centro abitato di Carini. Alcuni frammenti finirono sul versante carinese del rilievo. Non ci furono superstiti.
La versione ufficiale fornita al termine delle indagini parlò di “errore umano”: i piloti, si disse, non avrebbero rispettato le direttive del controllo del traffico aereo, portando il velivolo troppo basso rispetto alla traiettoria sicura. L’ANPAC, l’associazione nazionale dei piloti, difese da subito l’equipaggio, vista la loro lunga esperienza e rifiutando la spiegazione dell’errore umano.
Ma fin dai primi momenti, e nei decenni successivi, non sono mancate ipotesi alternative, sospetti, elementi mai del tutto chiariti. Alcuni testimoni affermarono di aver visto l’aereo già in fiamme prima dell’impatto. Un rapporto della Polizia ritrovato anni dopo ipotizzava un atto deliberato: l’aereo sarebbe stato colpito da proiettili esplosivi, forse nell’ambito di una strategia eversiva, a pochi giorni da elezioni in cui si temeva un’avanzata delle destre.
Nel 2012 un generale dei Carabinieri, parente di una delle vittime, presentò un’istanza alla Procura di Catania per la riapertura del caso. Portò come prova una fotografia scattata subito dopo l’incidente, che mostrerebbe tre fori d’entrata simili a quelli prodotti da proiettili su un’ala dell’aereo. L’istanza suggeriva un collegamento tra il disastro e una simultanea esercitazione NATO in corso nello spazio aereo siciliano.
Nel giugno 2023 l’Associazione Familiari delle Vittime di Montagna Longa, presieduta da Ernesto Valvo, ha rinnovato la richiesta di riaprire le indagini. La nota faceva riferimento alla relazione tecnica del prof. Rosario Marretta, secondo cui vi sarebbero elementi per ipotizzare la presenza di esplosivo a bordo. Altre anomalie non spiegate includono il mancato funzionamento della scatola nera e la sparizione del tracciato radar del volo AZ 112.
Sul luogo della tragedia è stata eretta una croce metallica con incisi i nomi delle vittime. Ogni anno, familiari e cittadini si ritrovano ai piedi di Montagna Longa per commemorare le vittime e chiedere giustizia.