Cinisi, uno sguardo al passato: storia dell’Opera Pia - Collegio di Maria


Scritto da Vanessa Leone

24 luglio 2025


Nella piazza di Cinisi, tre edifici incarnano la storia del paese: la Chiesa Madre di Santa Fara, il Palazzo dei Benedettini – oggi sede del Municipio – e infine un grande edificio con la scritta “Opera Pia - Collegio di Maria”. Da tempo chiuso e in attesa di una nuova destinazione, rimane una presenza costante nel paesaggio urbano e nella memoria collettiva.

In passato al centro di discussioni e contese (non c'è programma elettorale di tutti i tempi che non la citi) che hanno anche visto protagonisti consiglieri comunali e primi cittadini, questo istituto sembra come quella figlia che ha tanti pretendenti e il cui padre non sa a chi darla in sposa e, per un motivo o per un altro, non se la piglia nessuno. E infatti è ancora zitella.

Si tratta di un plesso veramente grande: ben 3000 mq tra il piano interrato, il pian terreno, il primo e il secondo piano. La struttura comprende anche la chiesetta posta alla sua sinistra e una sala teatro capiente e accogliente.

Vogliamo approfittarne per raccontare un po' di storia e fare un tuffo nel mondo dei benedettini che ci hanno lasciato eredità inestimabili.

Nel 1775 e a Cinisi accadono due fatti che sono destinati a incrociarsi. Mentre i monaci chiedono al re Carlo III Borbone di poter fondare il collegio di Maria, muore padre Alessandro Alongi, il sacerdote del paese, lasciando un testamento: utilizzare i beni da lui lasciati per costituire dei legati di maritaggio (dei fondi economici) per le ragazze povere del paese, affinché non trovassero ostacoli nell'accesso al matrimonio.

Viene naturale perciò nella volontà dei cittadini, utilizzare l'eredità dell'Alongi per istituire il collegio di Maria, aggiungendo a quei fondi la somma di 30 once all'anno da parte dei benedettini.

Nel 1808 con un decreto regio si avvia la costruzione.

La finalità è quella espressa dal defunto sacerdote, pertanto nel 1834 con un ordine ministeriale il governo concede la facoltà di operare, imponendo al municipio di destinare la somma di 24 once per pagare le insegnanti per le fanciulle.

Questo contributo resisterà per alcuni anni per essere poi improvvisamente sospeso e fino al 1892 il collegio viene gestito da un commissario straordinario. In quell'anno accade la svolta: il sindaco di allora Vincenzo Orlando affida l'istituto alla Congregazione della Carità, il cui presidente è per due anni Giuseppe Stagno, che risolleva le casse del collegio recuperando i crediti che stavano per andare perduti. Nonostante ciò però, non ci sono risorse economiche per pagare le insegnanti e si pensa a una soluzione per continuare l'opera per cui è nato quel posto: istruire ed educare. Il consiglio comunale del tempo delibera la proposta di portare in istituto una suora insegnante. L'ispettore scolastico approva, quindi il manca solo il reclutamento della suora maestra. Ed è qui che entra in gioco la chiesa: don Saverio Venuti, parroco dell'epoca, chiede al direttore spirituale delle suore del sacro cuore del verbo incarnato di far venire a Cinisi delle sorelle.

Siamo nel 1898 e arrivano 7 suore di cui una, Giuseppina Maltese divenuta poi suor Crocifissa, viene nominata insegnante.

Il gruppo di consorelle da vita a un vero e proprio educandato: grazie alla retta elargita dalle famiglie, possono impartire anche lezioni di ricamo, pittura, economia domestica e altri insegnamenti utili al loro futuro di donne dell'epoca.

Col tempo altre due suore vengono incaricate di educare i bambini sotto i sei anni, ed è così che nasce l'asilo.

Nel tempo diventa casa di accoglienza per ragazze con disagio familiare ed economico, centro per immigrati non accompagnati e fino a poco tempo fa ha continuato a crescere generazioni di bambini in età prescolare.

Dal 2014 le suore non ci sono più.

Resta un consiglio d'amministrazione costituito da 5 componenti di cui tre sono nominati dall'assessorato regionale alla famiglia, uno dal vescovo della diocesi e uno dal sindaco di Cinisi.

C'è un amministratore delegato, un segretario, e un revisore dei conti.

Non manca nulla, nemmeno le finalità di una istituzione che sono ben chiare nello statuto: sociali, morali, educative, formative.


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