Sbatti il paladino in prima pagina - Seconda parte: PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE


Seconda parte dell’inchiesta “Sbatti il paladino in prima pagina” sulla campagna mediatica contro la famiglia Impastato e Casa Memoria. In questo episodio pubblichiamo le intercettazioni tra l’attore Dario Veca, responsabile del pignoramento, e Maria Badalamenti, nipote del boss responsabile dell’omicidio di Peppino.

Leggi la prima parte qui.


Scritto da Francesco Cipriano

20 giugno 2025


Riprendiamo da dove ci eravamo lasciati: parlavamo di mascariamento. Di una campagna mediatica sapientemente orchestrata con uno scopo ben preciso. 

Chiariamo subito una cosa: tutte le notizie che avete letto in questi anni su Casa Memoria sono state fornite alla stampa da Dario Tindaro Veca. Solo lui infatti poteva avere accesso a certe informazioni, essendo lui il promotore del pignoramento dei beni di Giovanni Impastato, tra cui per l’appunto Casa Memoria. È una semplice questione logica. Se non bastasse, è lo stesso Veca ad averlo ammesso più e più volte, in numerosi post e commenti su Facebook, arrivando a vantarsene.  

Ma Veca era veramente capace di orchestrare da solo una campagna stampa? C’è un particolare che solleva molti dubbi: le accuse agli Impastato, il tono usato, il tempismo di certi post coincide temporalmente e sostanzialmente con un’altra vicenda che sembrerebbe collegata. Una vicenda che ha come protagonista Maria Badalamenti, che da anni conduce contro gli Impastato una crociata mediatica totalmente fuori controllo e aggressiva. Sia Veca che Badalamenti sono stati denunciati dagli Impastato per diffamazione aggravata. 

La complicità tra Veca e Badalamenti sembrerebbe del tutto evidente, giacché i due più volte si sono spalleggiati sui social con lo scopo condiviso di gettare discredito su Casa Memoria, sulla famiglia Impastato e sulla memoria di Peppino e Felicia. 

Una situazione talmente evidente che è difficile credere che la stampa che si è interessata alla vicenda non abbia capito ciò che stava succedendo. O per dirla alla Craxi: “non lo vedeva solo chi non lo voleva vedere e non ne era consapevole solo chi girava la testa dall'altra parte”.

Ma se potevano esserci dubbi, questi svaniscono quando si leggono le intercettazioni telefoniche che dimostrano che la campagna mediatica contro Casa Memoria e la famiglia Impastato è stata deliberatamente decisa e attuata da Dario Veca insieme a Maria Badalamenti, pronipote di Gaetano Badalamenti, boss di Cosa Nostra condannato come mandante dell’omicidio di Peppino Impastato. 

Le intercettazioni


Le intercettazioni che stiamo divulgando per la prima volta provengono dal fascicolo archiviato con le indagini scaturite da una denuncia di Giovanni Impastato nei confronti di Dario Tindaro Veca con l’accusa di usura ed estorsione. Quest’ultima accusa riguarda proprio la pubblicazione di notizie sui mezzi di informazione: secondo Impastato, da anni Veca lo minaccia e lo ricatta di raccontare alla stampa le sue difficoltà finanziarie e notizie che potrebbero danneggiare la sua immagine. 


Nell’autunno del 2021 la Procura di Palermo intercetta i protagonisti della vicenda. E salta fuori che Dario Veca e Maria Badalamenti si conoscono e si sentono con telefonate che durano anche mezz’ora. I due sembrano essere in confidenza: Maria Badalamenti risponde al telefono con un “Ciao caro”, mentre Veca è un fiume in piena che racconta alla nipote del boss informazioni sensibili che riguardano il patrimonio di Impastato e le sue proprietà immobiliari, aggiornandola sull’iter del pignoramento ma anche raccontandole voci di paese e pettegolezzi vari sugli Impastato. Informazioni e pettegolezzi che saranno puntualmente divulgati dalla Badalamenti sui social. 

Durante una telefonata a un amico regista, Veca racconta di conoscere Gabriella Ruffino, vedova di Silvio Badalamenti e madre di Maria, dai tempi in cui aveva un istituto di vigilanza e la signora Ruffino era suo cliente: “Ho riconosciuto la mamma che io quando facevo servizio di vigilanza… in quella zona era una mia cliente”.

All’interlocutore che gli chiede della credibilità della Badalamenti, Veca risponde che la stessa ha vinto dei premi, ma non manca di citare la campagna ossessiva condotta dalla Badalamenti nei confronti di Luisa Impastato, la figlia di Giovanni. Una campagna di odio che negli anni ha assunto toni gravissimi e pericolosi, fino ad arrivare ad auguri di malattie e morte e coinvolgere i figli minorenni della Impastato. 

“La trovi...la trovi anche su Facebook. Eh...e vedi un po' gli attacchi anche su Facebook che hanno avuto con Luisa Impastato, che è sua figlia, la figlia di Giovanni” dice Veca. 

C’è anche un incontro di persona che Veca racconta per telefono all’amico. Un incontro strategico.

Il 7 ottobre 2021 infatti Veca sostiene di essersi recato quella mattina nella casa di villeggiatura di Maria Badalamenti in località Magaggiari a Cinisi per discutere della campagna mediatica sul pignoramento di Casa Memoria. 

“Hanno una bella casa di villeggiatura” racconta Dario Veca “Oggi ci siamo incontrati a Cinisi nella sua casa di villeggiatura semplicemente per dimostrare e fare uscire questa notizia”.

Effettivamente la notizia è uscita un po' sottobanco” risponde Maria Badalamenti secondo quanto racconta lo stesso Veca. 

Fabbricare accuse


Il pignoramento permette a Veca di avere accesso a informazioni sensibili in grado di danneggiare la reputazione di Impastato; notizie che in questi anni sono state divulgate dalla stampa. Alcune di queste erano false. In almeno due intercettazioni telefoniche tra Dario Tindaro Veca e Maria Badalamenti, tra ottobre e dicembre (quest’ultima il 7 dicembre, anniversario della scomparsa di Felicia Bartolotta), i due discutono di false accuse. Maria Badalamenti sembra molto interessata: chiede a chi sono intestate le proprietà, mentre Veca le racconta per filo e per segno i vari passaggi del pignoramento. Non solo: l’attore sostiene di voler sporgere denuncia contro Impastato accusandolo di un reato che però non è mai stato commesso. 

Veca racconta infatti alla Badalamenti di essersi recato in caserma per denunciare Impastato, sostenendo che il fratello di Peppino avrebbe commesso un reato sottraendo dei beni al pignoramento. Ovvero la casa dei figli di Impastato, di cui Veca voleva appropriarsi. 

“Ci ha fatto uscire pazzi sto cosa inutile… “ dice Veca, che non riusciva a trovare tra i beni da pignorare proprio l’immobile al centro della contesa.. “In questo gioco gli scatta pure una denuncia perchè è come se lui avesse sottratto degli beni ... dei beni che io dovevo pignorare... “.

Ma è la stessa Guardia di Finanza nella sua relazione a smentire la falsa accusa dell’attore, perché non solo gli atti sono stati registrati prima dell'emissione della sentenza, ma addirittura prima che Veca intentasse causa in Tribunale. : “l'affermazione del Veca "...è come se avesse sottratto dei beni che io dovevo pignorare..." non corrisponderebbe completamente al vero in quanto la data di registrazione degli atti di successione sarebbe avvenuta ben prima dell'emissione della sentenza”. 

Creare personaggi

I due progettano di realizzare una video-intervista da fornire alla stampa in cui Maria Badalamenti, nipote del boss, intervista Dario Veca, attore che per un debito con Impastato sta pignorando i suoi beni, tra cui Casa Memoria. Loro due da soli a confezionare un’intervista autoprodotta. Non sappiamo se poi quest’intervista sia mai stata realizzata, ma quest’episodio è perfettamente rappresentativo di quello che è successo in tutti questi anni: una parte che racconta la sua versione della storia. Una storia preparata che è stata concordata con la nipote del boss Badalamenti. E che articolo dopo articolo si è consolidata fino a diventare certezza: non più la versione di una delle parti in causa, ma verità storica indiscutibile. 

“E siamo rimasti (...) lei mi fa una specie di intervista con documenti alla mano e io dirò solamente quello che dicono i documenti, non dirò niente di...che mi possano poi denunciare per diffamazione” spiega Veca all’amico regista.  “Dirò quello che..quello che dicono le carte dirò, le carte dicono questo, abbiamo fatto questo compromesso in data tot, c'è stata questa sentenza in data tot. 

Per poi aggiungere, insoddisfatto di come il primo articolo era stato recepito nell’opinione pubblica: “L'articolo è uscito come se io avessi voluto la Casa Memoria. lo voglio i miei soldi” 

“Amici giornalisti”

In questa vicenda un ruolo fondamentale lo hanno giocato i giornalisti. Secondo il racconto di Veca, mentre lui si occuperà del pignoramento e di trovare carte compromettenti per Impastato, Maria Badalamenti fornirà il contatto con degli amici giornalisti di cui si dice abbia una lunga lista.

“Ti devi fare dire da lei chi sono questi giornalisti” dice il regista. 

Chi sono gli amici giornalisti?” replica Veca, che racconta: “Lei mi ha fatto leggere...si, mi ha fatto leggere sul suo telefonino un sacco di nomi, tutti giornalisti...io qualche firma l'ho riconosciuta, qualche altra no. È tutta gente del nord”.

Per poi riportare le parole di Maria Badalamenti, che secondo Veca avrebbe detto: 

“Io ho diversi amici che non hanno a che fare con Impastato, perchè magari a Palermo lui avrà qualche giornalista e quindi amico e quindi si...tiene nascosta la notizia. Queste sono tutte gente da fuori, Milano, Venezia, Roma, tutta gente da fuori”. 

In effetti, da anni la signora Badalamenti conduce su Facebook una campagna assillante non solo contro gli Impastato e i loro sostenitori, ma anche contro decine e decine di giornalisti, dividendo la categoria in due liste: da una parte i giornalisti corrotti e asserviti al potere mafiocomunista, che insulta offendendone la reputazione; dall’altra i giornalisti liberi e coraggiosi, quelli che scrivono ciò che piace a lei: notizie anche false create per distruggere gli Impastato. Sono gli amici giornalisti.

"Sì, m'ha fatto vedere una bella lista” conclude Veca.




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