Viaggio nel cuore del Furi tra natura, storia e radici
Scritto da Saverio Leone
01 agosto 2025
Abbiamo ripercorso gli antichi sentieri del Furi, un'esperienza che va ben oltre la semplice camminata: è un vero e proprio viaggio attraverso una natura selvaggia e incontaminata, un'immersione profonda nella memoria storica e spirituale di questi luoghi.
Fino agli anni '60, questo impervio tracciato rappresentava l'unico collegamento con il maestoso Santuario del Furi e le rigogliose terre di Piano Margi. Un tempo, queste zone erano un vibrante mosaico di vigneti, frassineti e alberi da frutto, dove si coltivavano con sapienza antica uva dolce, fichi, noci e le rare zorbe. Qui si estraeva persino la manna, linfa preziosa dai frassini che dominavano il paesaggio.
La Grotta di Mascoli
Lungo il cammino, abbiamo ammirato la maestosità di carrubi, frassini, more e sommacchi.
Alessio Palazzolo ci ha guidato con maestria, descrivendoci la flora locale e "sua maestà la vacca cinisara", arricchendo il percorso con aneddoti e segreti legati alle montagne circostanti. Ci ha colpito in particolare la storia della "Grotta di Mascoli", un rifugio nascosto sul Monte Pecoraro.
Durante la guerra, questa grotta fu il nascondiglio dei giovani che volevano evitare la leva. Da lì, gestivano un ingegnoso sistema di comunicazione con il paese: muli caricati con i prodotti del loro lavoro andavano e venivano autonomamente, eludendo i controlli e trasportando beni di prima necessità. Un esempio straordinario di ingegno dettato dalla necessità di sopravvivenza.
L'origine del nome "Furi"
Si narra che il nome "Furi" sia stato attribuito a questa contrada tra il '600 e il '700 perché era un crocevia cruciale. Qui si incontravano persone provenienti dai paesi costieri che si spostavano per vendere merci nell'entroterra e viceversa. Purtroppo, era anche il luogo dove i briganti si organizzavano per depredare i viandanti. Un'altra ipotesi interessante lega il nome al "furetto", da sempre alleato del cacciatore.
Memorie condivise
Il cammino è stato arricchito da momenti di profonda condivisione. Livia Cintioli ci ha incantato con la narrazione delle poesie del Meli, mentre Vanessa Leone ci ha svelato i segreti e la storia affascinante del Santuario della Madonna del Furi.
Abbiamo avuto anche l'opportunità di visitare le grotte originarie, dove l'icona della Madonna del Furi era custodita prima della costruzione del Santuario.
Quest'escursione non è stata una semplice passeggiata, ma un doveroso tributo ai nostri padri, ai nostri avi, alla nostra storia. È un impegno concreto per la conservazione della nostra memoria collettiva. Per me, in particolare, è stato un modo profondo per onorare mio padre, mio nonno e tutti coloro che, nel secolo scorso, hanno percorso questa "trazzera" per motivi di lavoro. Ricordare le proprie origini è un valore inestimabile, ci permette di avere piena consapevolezza della nostra realtà e di costruire un'identità forte. Partecipare a queste escursioni è un atto d'amore verso le nostre radici, ben più di un semplice beneficio fisico.
Un impegno per il futuro di Cinisi
Il mio impegno quotidiano a Cinisi è proprio questo: non solo conservare la memoria collettiva, ma anche promuovere quelle attività fisiche che prevengono e migliorano la salute a lungo termine. Dobbiamo trasmettere questi valori ai nostri ragazzi, affinché non perdano mai il legame con le proprie origini e possano costruire un futuro consapevole.
La partecipazione attiva e la consapevolezza sono cruciali per tutti, specialmente per chi ha responsabilità amministrative nella pianificazione di attività ricreative. Purtroppo, si nota spesso un disinteresse e una mancanza di coinvolgimento personale anche e soprattutto nelle nostre amministrazioni, che si riflette anche nella cura della nostra memoria collettiva, come dimostrano le condizioni dei nostri abbeveratoi montani. È fondamentale invertire questa tendenza per il bene della nostra comunità.
Grazie a tutti.
Dr. Saverio Leone