Cinisi, 1924: sparatoria e arresto del latitante Pietro Palazzolo “U Dannatu”
Scritto da Francesco Cipriano
25 giugno 2025
Durante una recente ricerca d’archivio, tra le pagine del Corriere Italiano è riemersa una vicenda accaduta nel tardo pomeriggio dell’8 agosto 1924 nelle campagne di Cinisi, nella zona nota come Piano dei Cavoli. Si tratta di un conflitto a fuoco tra una pattuglia delle forze dell’ordine e un gruppo di latitanti armati, tra cui uno dei più noti e temuti pregiudicati della zona, Pietro Palazzolo, detto ‘u dannatu.
Secondo il resoconto, una squadriglia delle forze dell’ordine — composta dal commissario aggiunto dott. Natoli, dai brigadieri Salerno e Di Pasquale e da un appuntato — stava attraversando la contrada per un’operazione di polizia giudiziaria, quando si trovò faccia a faccia con tre individui armati. Tra questi vi era proprio Pietro “U Dannatu” Palazzolo di Pietro, 30 anni, originario di Cinisi, trentenne, già noto alle forze dell’ordine per la sua affiliazione alla banda di Ferrarello e Andaloro ( “del quale è cognato”, scrive il Corriere italiano). Era ricercato per omicidio, estorsione, rapina e associazione a delinquere.
Alla vista dei carabinieri, i malviventi si appostarono rapidamente e aprirono il fuoco, dando inizio a un conflitto armato durato diversi minuti. I carabinieri risposero immediatamente e, durante lo scontro, uno dei malfattori, Giovanni Battista Sammarco di San Cristina Gela, venne colpito al volto e morì sul colpo.
Palazzolo, vista la situazione compromessa e accerchiato dalla pattuglia, si arrese. Il terzo complice, non identificato nell’articolo, riuscì a fuggire. Tutti e tre i componenti del gruppo criminale erano armati con fucili modello 91 e armi a retrocarica, e disponevano di molte munizioni.
Le indagini portarono anche all’arresto di Antonino Calì, proprietario della casa colonica da cui i malviventi erano stati visti uscire poco prima del conflitto.
In seguito all’operazione, il questore dell’epoca, comm. Grazioli, inviò sul posto ulteriori rinforzi: il capo della divisione Gabinetto Felicetto, il commissario Madonia, due sottufficiali in borghese e dieci carabinieri del nucleo compagnia. Il brigadiere Salerno ricevette particolare riconoscimento per il suo sangue freddo durante l’arresto di Palazzolo, tanto da essere proposto per una ricompensa al valore.
La banda Ferrarello - Andaloro, a cui era affiliato Palazzolo, fu una nota banda attiva nelle Madonie nel decennio 1916-1926, sgominata dal prefetto Cesare Mori durante l’assedio di Gangi del gennaio 1926.
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