Michigan, 1950: il primo arresto americano di Gaetano Badalamenti


Scritto da Francesco Cipriano

11 novembre 2025


Nel 1950 l’immigrazione cosiddetta “illegale” al confine tra Canada e Stati Uniti era particolarmente attenzionata dalle autorità e dai media. Nell’aprile di quell’anno una cinquantina di immigrati italiani furono fermati dalle autorità statunitensi, pronti a essere espulsi. Tra loro, un certo Gaetano Badalamenti.

Compaesano ha ritrovato un articolo dell’agenzia di stampa UPI – United Press International, pubblicato su diversi quotidiani statunitensi nel giugno dello stesso anno. Come riportava l’UPI, il District Immigration Inspector James W. Butterfield dichiarò che tra i 50 Italian aliens (“aliens” è il termine con cui negli Stati Uniti si indicano gli stranieri) entrati nell’area di Detroit figurava anche Gaetano Badalamenti, all’epoca ventiseienne (ne avrebbe compiuti 27 il settembre successivo), identificato come “un criminale ricercato in Italia per omicidio, rapimento, estorsione e altri crimini”. Secondo l’articolo, il futuro boss di Cosa Nostra era accusato dell’omicidio di un poliziotto e di un professore.

Badalamenti era stato arrestato a Monroe, nel Michigan — dove già viveva il fratello maggiore Emanuele — il 28 aprile, poi imprigionato a Detroit in attesa di essere deportato in Italia.

Secondo quanto dichiarato da Butterfield, Badalamenti avrebbe ammesso “di essere entrato clandestinamente a New York nel 1946”. L’ispettore dell’immigrazione sostenne inoltre che “le indagini lo collegano alla banda siciliana di (Salvatore) Giuliano, ricercato a lungo dalla polizia italiana per più di 70 omicidi”, di cui Badalamenti sarebbe stato uno dei leader.

Salvatore Giuliano, il tristemente noto bandito responsabile di numerosi crimini, tra cui la prima strage della storia repubblicana a Portella della Ginestra, all’epoca dell’arresto di Badalamenti e della pubblicazione dell’articolo era ancora in vita: sarebbe stato assassinato — in una celebre messinscena ordita dai Carabinieri — il mese successivo, nel luglio 1950.

Secondo la stampa americana dell’epoca, dunque, che riportava le dichiarazioni dell’ispettore dell’immigrazione, il mafioso di Cinisi sarebbe stato addirittura un leader della banda Giuliano.

Deportato in Italia, Badalamenti proseguì la sua scalata in Cosa Nostra: divenuto capo della cosca di Cinisi nel 1963, in seguito all’omicidio del boss Cesare Manzella, raggiunse i vertici dell’organizzazione criminale agli inizi degli anni Settanta, prima di essere estromesso alla fine del decennio dai Corleonesi.

Il suo rapporto con l’America, tuttavia, non finì nel 1950. Nei decenni successivi avrebbe importato negli USA tonnellate di stupefacenti: arrestato nel 1984 a Madrid, in Spagna, fu estradato negli Stati Uniti e condannato a 45 anni di carcere nel processo Pizza Connection. Morì nel penitenziario federale di Devens, nel Massachusetts, nel 2004, all’età di 80 anni.

Un curioso destino, quello del mafioso di Cinisi: entrato clandestinamente negli Stati Uniti da giovane, arrestato e deportato in Italia; poi arrestato in Europa e deportato nuovamente in America, dove avrebbe trascorso gli ultimi giorni della sua vita in una cella a stelle e strisce.


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