Caos politico a Cinisi per la vicenda depuratore: si dimette dalla commissione anche il consigliere Manzella
Scritto da Francesco Cipriano
La questione del depuratore a Cinisi si sta trasformando in un vero e proprio caos politico.
Dopo la sentenza emessa ieri dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha condannato l’Italia a una multa milionaria per il mancato adeguamento di quattro agglomerati, tra cui Cinisi e Terrasini, si sono susseguiti dimissioni, comunicati stampa e dichiarazioni inesatte.
Oggi i consiglieri di minoranza Salvina Di Maggio e Antonino Vitale hanno annunciato le loro dimissioni dalla Commissione di indagine sul Depuratore, denunciando l’immobilismo dell’amministrazione comunale.
Poche ore dopo, la sindaca ha pubblicato un post su Facebook in cui specifica che la sanzione non riguarda il Comune ma lo Stato Italiano e aggiungendo che “nel tempo, i vari governi nazionali hanno stanziato fondi per risolvere il problema ed evitare ulteriori sanzioni. Il progetto del depuratore consortile nasce proprio per questo motivo. Tuttavia, non possiamo accettare che ora ci venga imposto senza un reale confronto con il territorio”.
In seguito è stato pubblicato un comunicato stampa firmato dal vicesindaco Anania e diffuso sui canali ufficiali del Comune di Cinisi, in cui le dimissioni dei consiglieri vengono definite “demagogiche”.
A sorpresa, però, anche il vicepresidente del Consiglio comunale e membro della maggioranza, Giuseppe Manzella, ha rassegnato le dimissioni dalla stessa commissione, aggiungendo un ulteriore elemento di tensione a una vicenda già carica di polemiche.
Con tre membri su cinque che hanno rassegnato le dimissioni, la Commissione di indagine sul depuratore istituita lo scorso dicembre non potrà essere convocata fino all’elezione di nuovi membri.
Il comunicato del Vicesindaco Anania
Scrive il Vicesindaco Salvatore Anania:
“In riferimento alle dimissioni date da alcuni componenti della Commissione sul Depuratore Consortile Cinisi-Terrasini- Carini, vorrei precisare che nell'ultima riunione della Commissione sul depuratore alla quale ho partecipato si è discusso del possibile incontro con il Commissario Straordinario per una soluzione politica della questione.
Si è convenuto che, visto il ricorso presentato al TAR dall'Amministrazione Comunale, la Commissione sarebbe stata convocata dopo la decisione del suddetto tribunale, peraltro imminente, e che il richiesto incontro con il Commissario sarebbe stato inutile e oltremodo incoerente.
L'articolo pubblicato in questi giorni da alcune testate giornalistiche si riferisce alla decisione presa almeno dieci anni fa dalla Corte di Giustizia Europea. L'infrazione riguardava la mancata depurazione delle acque reflue di circa 40 comuni italiani.
Non è affatto vero che il lavoro della Commissione non ha prodotto nulla. Si sono prospettate alcune soluzioni tecniche per evitare danni al territorio del Comune di Cinisi, nel caso in cui il ricorso al TAR venisse accolto, tramite una rielaborazione del progetto presentato dal Commissario.
In conclusione, non si comprendono le motivazioni delle dimissioni di alcuni componenti della Commissione suddetta che sono oltremodo pretestuose e demagogiche”.
Le dimissioni del vice Presidente del Consiglio Manzella dalla commissione depuratore
Anche il vice presidente del Consiglio Comunale di Cinisi, il consigliere di maggioranza Giuseppe Manzella, ha rassegnato le dimissioni dalla Commissione di indagine sul depuratore.
“Con la presente comunico le dimissioni da componente di cui in oggetto. Resto dell'idea che Cinisi debba restare indipendente dalle scelte politiche, autonoma e rispettosa dell'elettorato che si aspetta delle risposte che finora, del lavoro della sopra citata commissione, non ha avuto” scrive il consigliere Manzella nella lettera di dimissione.
Sentito da Compaesano, il consigliere ha confermato le sue dimissioni, giudicando il progetto del depuratore consortile “dannoso” e sostenendo che i lavori della commissione ultimamente si sarebbero arenati.
“Secondo me la politica deve fare il suo corso e interpellare gli addetti ai lavori presso la Regione Sicilia per intavolare un dialogo con il Commissario”.
La preoccupazione di Manzella, infatti, è che l’esito del TAR possa non essere sufficiente. Se il vicesindaco Anania sostiene che la decisione del Tribunale amministrativo sia “imminente”, secondo il consigliere Manzella (e da quanto risulta dai verbali della stessa Commissione) questa dovrebbe arrivare fra due mesi, il 22 maggio.
E ribadisce ancora che la strada dovrebbe essere quella della politica: “Andare alla Regione e intavolare un discorso politico con il Commissario”.
In merito alle ipotesi di crisi in seno alla maggioranza, il consigliere Manzella afferma di aver ricevuto chiamate da alcuni consigliere comunali che hanno espresso solidarietà convenendo con lui sullo stallo e l’inerzia dei lavori in commissione. “Per i lavori della commissione non percepisco gettoni di presenza, altri invece sì” continua Manzella. “È inutile continuare in questa direzione”.
Il commento della consigliera Maltese
“Le dimissioni del Consigliere Manzella non mi sorprendono affatto! Anzi ritengo le stesse, se pure riguardanti l’attivita’ della commissione “Depuratore consortile” il primo atto di consapevolezza da parte di un consigliere di maggioranza sulla inconcludenza di una Amministrazione condizionata e non libera in tutte le sue scelte politiche soprattutto per argomenti fondamentali quali quelli del depuratore , e non solo. Gli autoproclami di “Amministrazione del fare” rimangono vuoti alla luce delle parole forti proferite da Manzella che scrive che Cinisi debba rimanere libera nelle scelte politiche, autonoma e rispettosa dell’elettorato che si aspetta delle precise risposte…Mi aspetto che il collega consigliere possa meglio dare spiegazioni delle superiori parole ai cittadini durante il consiglio comunale e, soprattutto, mi auguro che altri consiglieri di maggioranza possano seguire l’esempio di Manzella e prendere prendere anch’essi coscienza sull’operato dell’Amministrazione Abbate e posizione su temi importanti nell’interesse di tutta la collettività” commenta la consigliera di opposizione Marina Maltese.
La sentenza è di ieri: Cinisi e Terrasini ancora in infrazione
Compaesano non entra nel merito del dibattito politico, ma è necessaria una precisazione su quanto affermato dal vicesindaco a nome dell’amministrazione.
È infatti fuorviante l’affermazione “L'articolo pubblicato in questi giorni da alcune testate giornalistiche si riferisce alla decisione presa almeno dieci anni fa dalla Corte di Giustizia Europea. L'infrazione riguardava la mancata depurazione delle acque reflue di circa 40 comuni italiani.”
Gli articoli pubblicati, tra cui quello di Compaesano, fanno riferimento alla nuova sentenza della corte di giustizia dell’Unione Europea pubblicata ieri, giovedì 27 marzo 2025.
Con la nuova sentenza di ieri, la Corte multa lo Stato Italiano per la mancata attuazione della sentenza del 2014 (quella a cui fa riferimento il vicesindaco Anania e che riguardava 41 comuni italiani), che a sua volta condannava l’Italia per la mancata attuazione della direttiva europea del 1991. Dopo la sentenza del 2014, lo Stato Italiano ha continuato a infrangere sia la sentenza che la direttiva europea. Per questo motivo la Commissione Europea ha presentato ricorso e lo Stato italiano è stato nuovamente condannato: violazioni che peraltro l’Italia non ha contestato.
Al 13 novembre 2024 (data dell’ultima udienza della Corte di giustizia dell’UE), l’infrazione persisteva in 4 comuni, tra cui Cinisi e Terrasini.
Trovate qui il comunicato stampa ufficiale e qui la sentenza completa emessa dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Rischi significativi di inquinamento per l’ambiente, la salute umana, le attività ricreative ed economiche
Per quanto riguarda la qualità delle acque di balneazione, “la Repubblica italiana ritiene che il rischio di danno sia solamente teorico e puramente potenziale. Peraltro, i dati completati e aggiornati relativi alla qualità delle acque di balneazione nelle zone costiere situate in prossimità degli agglomerati di Castellammare del Golfo I, Cinisi, Terrassini e Trappeto rispecchierebbero una qualità delle acque in tali zone diversa da quella risultante dal ricorso della Commissione e rivelerebbero una tendenza al miglioramento”.
Nel ricorso alla Corte di giustizia, la Commissione invece sottolinea che “la mancata completa esecuzione della sentenza C‑85/13 implica, per quanto concerne i cinque agglomerati non ancora conformi alla direttiva 91/271, rischi significativi di inquinamento per l’ambiente e la salute umana”.
L’incompleta esecuzione della sentenza inciderebbe altresì sulla possibilità di disporre di un mare sufficientemente pulito e sulle attività ricreative ed economiche.
Depuratore consortile entro il 2027
Sempre dalla sentenza della Corte di Giustizia dell’UE si apprende che:
“La Repubblica italiana, senza contestare la situazione di fatto descritta nel ricorso della Commissione, menziona, in primo luogo, gli interventi necessari per rendere gli agglomerati di (...) Cinisi e Terrasini conformi agli obblighi derivanti dagli articoli 4, 5 e 10 della direttiva 91/271. Tali interventi consisterebbero (...) nell’adeguamento e potenziamento dell’impianto di trattamento consortile della Contrada Ciachea a Carini, ai fini del trattamento delle acque reflue degli agglomerati di Cinisi e Terrasini. Il cronoprogramma per il completamento delle misure necessarie a tal fine, presentato nel controricorso, prevede il raggiungimento della conformità (...) degli agglomerati di Cinisi e Terrasini nel mese di marzo 2027”.
A quella data la multa dovrebbe superare la cifra di 50 milioni di euro.